Il tiro con l’arco è uno sport di antiche origini. Diverse, nelle gare nazionali ed internazionali, sono le prove che contraddistinguono questa disciplina.
L’arco (come strumento di offesa [arma] ma anche come strumento di caccia, svago e di sport) è uno dei primi congegni primitivi evoluti e certamente una tra le invenzioni più originali dell’umanità, che lo ha sviluppato, nelle varie aree del pianeta, in tempi diversi e indipendenti.
Si ritiene che la prima raffigurazione di un arco si possa indicare in un graffito di circa trentamila anni fa. Sicuramente sin dal Paleolitico l’umanità si serviva di questo strumento come sistema di caccia per tentare di colpire le prede mantenendosi a distanza di sicurezza.
Il tiro con l’arco comparve per la prima volta ai Giochi olimpici del 1900 a Parigi. Escluso dopo il 1920 è stato riammesso a partire dalle Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972; da allora è una delle specialità olimpiche.
In Italia il tiro con l’arco fu a lungo considerato poco più di un passatempo per ragazzi; iniziò ad essere praticato come sport negli anni trenta, sotto il regime fascista: questa era infatti la disciplina riservata alle “Giovani Italiane”. Fu organizzato anche un campionato femminile promosso dall’Accademia di Educazione Fisica di Orvieto. Nel 1956 a Treviso prese forma la prima società (“Compagnia”) italiana e iniziarono a essere organizzate le prime competizioni, aperte a entrambi i sessi.
Il riser
Il riser è il corpo centrale dell’arco, la parte che si impugna appoggiando la mano sulla “grip” (impugnatura) quando si tira. Ne esistono di diversi tipi, materiali (legno, alluminio, carbonio) e lunghezze, costruiti anche con diverse tecniche, tra cui la fusione e la fresatura di un blocco di metallo. Negli archi TD (“take down”, smontabili) costituisce il supporto su cui vengono montati i flettenti e il supporto per molti accessori come mirino, bottone, “rest,clicker,stabilizzatore e baffi”.
I flettenti
I due flettenti sono, come dice il nome stesso, la parte dell’arco che si flette, a cui viene agganciata la corda. Sono costruiti in diversi materiali (legno, carbonio, fibra, ceramica). Sono caratterizzati da due parametri, lunghezza e libraggio (la forza con cui la freccia viene scagliata), che variano e vanno scelti in base alle caratteristiche e alle esigenze dell’arciere che li utilizzerà. Negli archi TD costituiscono parti separate da montare sul riser fissandoli a incastro o tramite una vite, negli archi monolitici sono un naturale prolungamento dell’impugnatura.
La corda
La corda può essere composta da filamenti di diverso materiale, in fibre naturali (ad esempio il lino) o sintetiche (ad esempio il fast flight). Nella parte centrale della corda c’è un filamento rinforzato più spesso detto “serving”, dove vengono fissati i punti di incocco che indicano dove va posizionata la freccia. A seconda del tipo di intreccio si distinguono corde di tipo “continuo” e corde di tipo “flemish”. Nelle corde continue i loop (gli anelli tramite i quali la corda mette in tensione l’arco) vengono realizzati allargando i trefoli alle estremità ed avvolgendoli con un serving (in effetti queste corde sono composte da un unico filamento che fa molti giri (12 o più). Nelle flemish invece viene realizzata una impiombatura particolare dei due capi della corda.
Le corde per archi compound non rientrano in queste due categorie, in quanto quasi ogni modello di arco di questo tipo necessita di un particolare set di corde e cavi.
Il rest
Comunemente detto “poggiafrecce”, è fissato al riser (solitamente tramite incollaggio) e, come dice il suo nome, serve da appoggio per la freccia mentre si tira, in modo che la freccia non cada (con possibili conseguenze gravi) e la traiettoria di quest’ultima non venga deviata in partenza.
Il bottone
Formalmente detto “bottone elastico” o “bottone di pressione”, spesso chiamato “Berger Button” dal nome del suo ideatore, è un sistema di ammortizzazione che consente di adattare la flessibilità della freccia all’effettiva forza (libbraggio o peso di trazione) dell’arco. Ne sono in commercio diversi tipi con regolazioni più o meno precise della molla di pressione.
Il mirino
Il mirino costituisce un sistema di puntamento, regolato a discrezione dell’arciere, a seconda della distanza del bersaglio o delle condizioni di luce e climatiche (per tener conto della direzione e dell’intensità del vento). Ne esistono diversi modelli, a seconda del tipo di arco utilizzato: quelli per arco “ricurvo” (olimpico) hanno misura fissa nel diametro e nella larghezza della diottra, senza lente di ingrandimento, mentre quelli per arco compound hanno una diversa regolazione e lenticolarità della diottra per l’arco (con demoltiplicatori eccentrici della forza dell’arco) e presentano la lente di ingrandimento della diottra e una bolla da livello per meglio allineare l’arco al bersaglio perpendicolarmente al suolo.
Il clicker
Il clicker è una linguetta metallica impiegata nell’arco olimpico che funziona da “motivatore di sgancio e di allungo”, cioè scatta quando nel tendere l’arco si è raggiunta tutta la lunghezza possibile della freccia, garantendo all’arciere un allungo costante. Il suo nome deriva dal “click” che produce quando la punta della freccia esce dalla linguetta metallica e di conseguenza la linguetta scatta indietro, appena prima dello scocco della freccia.
Lo stabilizzatore
Lo stabilizzatore è un’asta, in genere di alluminio o carbonio, che serve a limitare le oscillazioni dell’arco in fase di scocco della freccia. Può essere composta da diverse parti: gli archi compound generalmente usano una sola asta centrale, mentre gli archi olimpici solitamente vi aggiungono anche due barre più corte (dette “baffi”) poste lateralmente, inclinate di circa 45° verso l’interno rispetto allo stabilizzatore centrale.
Le frecce
Asta, cocca, punta e impennaggio sono le parti che costituiscono la freccia. L’asta è il corpo, la punta è la parte anteriore che andrà ad impattare sul bersaglio, la cocca è la parte posteriore che si inserisce sulla corda e l’impennaggio è costituito da, solitamente, tre penne con la funzione di stabilizzare il volo della freccia stessa. Così come l’arco, anche la freccia ha subito una trasformazione nel corso degli anni. Dal legno di cedro o di tiglio si è passati alle frecce in alluminio, per poi arrivare a quelle in carbonio e alluminio/carbonio. Si noti comunque che tuttora sono utilizzati tutti i tipi di materiale, a seconda della specialità praticata. Diametro, lunghezza, peso, tipo di impennatura o di punte di freccia da utilizzare sono sempre in relazione al fisico dell’arciere, alla forza dell’arco e al tipo di tiro (Indoor, FITA, Hunter & Field, ecc.). In generale le frecce di diametro maggiore consentono di coprire un’area maggiore sulla visuale (il bersaglio), ma sono più soggette al vento e influenzate da movimenti sbagliati, mentre le frecce più sottili sono più veloci e leggere. Nel tiro FIARC con l’arco “longbow” sono obbligatorie per regolamento le frecce di legno.
La dragona
La dragona (o “dragonne”) è un cordino usato nel tiro olimpico che lega la mano dell’arciere al riser in modo da impedire all’arco di cadere durante l’azione e poter tenere la mano il più rilassata possibile quando si tira evitando in questo modo di imprimere interferenze alla freccia. Ne esistono due tipi principali: quelle che si legano al dito e quelle che si legano al polso.
La patella
La patella (o “tab”) è composta da diversi strati di pelle, cuoio o materiali sintetici. Serve per proteggere le tre dita che tirano la corda dalle abrasioni e dalle microfratture che sono causate dal rilascio. Ne esistono di varie misure, forme e colori; l’ideale è modellarla sulle dita dell’arciere che deve utilizzarla. Per la divisione Arco nudo FITARCO, la patelletta deve essere priva di cuciture, che potrebbero servire di riferimento all’arciere. In alcune specialità alla patelletta si preferisce un tipico guantino in pelle rinforzata, a tre dita (indice, medio, anulare) che consente una maggior rapidità di tiro.
Lo sgancio meccanico
Lo sgancio meccanico è un accessorio utilizzato solo per l’arco compound, utilizzato per rilasciare la corda; di fatto sostituisce la patelletta o il guanto proteggi dita. Le dita dell’arciere non toccano la corda e si eliminano quasi del tutto le possibili interferenze di un rilascio manuale. Ne esistono di diversi colori e tipi, che cambiano radicalmente il modo di rilasciare: ci sono sganci a pressione, a grilletto, a depressione, a rotazione, “back-tension”, tenuti tramite una fascia sul polso o con le dita.
La faretra
La faretra è il contenitore delle frecce da scoccare. Ne esistono tantissimi differenti tipi, di cuoio, di plastica e in tessuto e altri materiali, da schiena o da fianco ed anche da applicare all’arco stesso. Molti arcieri realizzano da soli la propria faretra, altri la personalizzano soltanto, attaccando spille e benemerenze conquistate, o semplici portafortuna. Pur essendoci faretre da fianco o da schiena, come erroneamente si crede vada indossata in quest’ultimo caso, la maniera più corretta sarebbe alla cintura (ovvero nel modo in cui la portano gli arcieri professionisti).
Le protezioni
Le protezioni che può usare un arciere sono, oltre alla patelletta, parabraccio e paraseno (utilizzato anche dagli uomini). Possono essere costruite in diverso materiale, dal cuoio alla plastica, dal tessuto naturale o sintetico. Servono per proteggere l’arciere dai possibili colpi e dalle possibili abrasioni causate dalla corda durante il rilascio e, soprattutto il paraseno, per garantire alla corda un attrito sempre costante con il corpo dell’arciere, limitando il più possibile le interferenze.
Fonte: Wikipedia – Per approfondimenti: https://it.wikipedia.org/wiki/Tiro_con_l%27arco